Tra piazza della Nunziata, Largo Zecca e le prime pendici della collina di Castelletto è possibile scoprire una vera e propria isola in pieno centro città, una zona antica e popolare, centrale ma isolata dai traffici e dai commerci dei caruggi: è il Carmine, quartiere medievale sviluppatosi intorno all’omonima chiesa, intitolata a Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese.
Proveniendo dalla Nunziata, proseguendo lungo la strada che costeggia la chiesa, giungerete velocemente in piazza Bandiera, luogo piuttosto anonimo che ospita un piccolo parcheggio a pagamento. Il luogo di per sé non varrebbe una citazione in una qualsivoglia guida del capoluogo ligure, se non fosse per la statua di marmo letteralmente assediata dalle auto. Si tratta di un barchile, antica fontana che un tempo era alimentata dall’acquedotto cittadino, scolpita da Francesco Baratta, allievo del Bernini nel 1726 e che rappresenta Enea con il padre Anchise sulle spalle ed il figlio Ascanio in fuga da Troia. Curiosamente, il destino errante di Enea fu condiviso nei secoli da questa fontana, inizialmente installata in piazza Soziglia, poi spostata in piazza Lavagna, quindi in piazza Fossatello ed infine qui al Carmine.

La statua di Enea in Piazza Bandiera

Così descrisse la statua il poeta Giorgio Caproni
“Io ho girato molte città d’Italia, ma Enea non l’ho conosciuto altrove. Perlomeno non ho incontrato l’unico Enea possibile, l’unico Enea veramente vivo nella sua solitudine e nella sua umanità. L’unico Enea insomma che meritava davvero un monumento in mezzo a una piazza, simbolo unico di tutta l’umanità moderna, in questo tempo in cui l’uomo è veramente solo sopra la terra con sulle spalle il peso d’una tradizione ch’egli tenta di sostenere mentre questa non lo sostiene più, e con per mano una speranza ancor troppo piccola e vacillante per potercisi appoggiare e che tuttavia egli deve portare a salvamento.”

Dalla piazza a sinistra inizia via Dino Bellucci, strada che conduce ad una delle scuole più famose dell’intera città, quel liceo Colombo dove studiò un giovanissimo Fabrizio De Andrè.
Sulla destra della piazza si apre via Polleri, che conduce verso il cuore di questo piccolo quartiere, compreso tra la piazzetta del mercato e la piazza del Carmine. E’ qui che si trovano infatti la chiesa di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese, dove Don Gallo iniziò il suo servizio, ed il piccolo mercato rionale recentemente ristrutturato.

La chiesa del Carmine fu la prima parrocchia presso cui prestò servizio Don Andrea Gallo

Prima di addentrarci nel quartiere una curiosità: sotto la piazza si trova un’antica centrale elettrica, oggi in disuso, che alimentava il porto e l’illuminazione pubblica cittadina. L’energia elettrica arrivava dalla centrale di via Canevari, tra Brignole e Marassi, dove era facile far giungere carichi di carbone grazie alla vicina stazione ferroviaria: questa energia però non era sufficiente per tutta la città. Veniva quindi inviata alla centrale del Carmine, costruita nel 1888 dall’azienda tedesca AEG, dove delle potenti dinamo erano in grado di produrre ulteriore energia senza l’utilizzo di combustibili inquinanti in pieno centro città.

L’attuale area di piazza del Carmine è la risultante di una lunga storia fatta di costruzioni, demolizioni e inglobamenti, come spesso accade per tante aree storiche delle nostre città: la prima chiesa costruita qui fu Sant’Agnese, edificata a fine 1100. L’edificio venne demolito e ricostruito a più riprese, fino alla soppressione in piena epoca napoleonica: chiusa al culto, la chiesa venne completamente demolita nel 1820 (anni in cui si iniziava a progettare e realizzare la circonvallazione a monte che, con via Polleri, partiva da qui). Un’epidemia di colera scoppiata nel 1854 e la risistemazione dell’area di Vallechiara nel 1856 fecero poi sì che, nel 1869, quanto restava della chiesa, venisse inglobato nel civico 4 di via Polleri. Il nome di Sant’Agnese venne quindi associato alla vicina chiesa del Carmine che, a sua volta, è originaria del 1254 e fu fondata per opera di alcuni frati carmelitani francesi. Anche questa chiesa ebbe una lunga storia di ricostruzioni e abbattimenti, basti pensare che tutta l’area conventuale e l’antico chiostro furono abbattuti nel 1870 per far posto a via Brignole De Ferrari. Come molti altri monumenti genovesi, la chiesa cela alcuni capolavori che, solo con occhio attento, è possibile scoprire: dietro l’altare principale si trovano infatti 9 medaglioni raffiguranti santi carmelitani opera di Manfredino da Pistoia, allievo di Cimabue, dipinti sul finire del 1200. I medaglioni sono stati ritrovati in seguito al restauro del 2009 e costituiscono probabilmente la più importante scoperta in campo artistico dell’ultimo secolo a Genova. La chiesa ospita anche la cappella dei camalli, i lavoratori del porto di cui qui raccontiamo la storia. L’abside della chiesa è di pianta quadrata, un unicuum per Genova, derivante dall’originario stile gotico dell’ordine dei mercanti.

L'inizio di vico della Giuggiola

Curiosità
Nella chiesa del Carmine venne battezzato Palmiro Togliatti, nato a Genova, presso l’Albergo dei Poveri, il 23 marzo 1893 e battezzato qui il giorno dopo. Sempre qui furono celebrati, il 25 maggio del 2013, i funerali di Don Andrea Gallo. Con un po’ di ironia potremmo dire che, presso questa chiesa, trovarono luogo l’alfa e l’omega della storia della sinistra genovese.

Piazza del Carmine è oggi una bella piazza su cui si aprono locali e attività commerciali: sono ancora visibili strutture e tracce di medioevo sui palazzi che orlano la piazza. Addentrandovi tra le crose che partono da qui potrete passeggiare tra le tipiche crose liguri, su mattoni rossi, sotto panni stesi e archi medievali, per vie dai nomi poetici ed improbabili: vico Cioccolatte (antica zona dove risiedevano maestri cioccolatieri), vico della Fragola, vico dello zucchero, piazza della Giuggiola (che trae il nome da una pianta di Giuggiola ancora oggi visibile). Nella zona di Salita dell’Olivella si trovano i resti dell’antico monastero delle monache di San Bartolomeo.

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