Una storia antica di oltre cinquecento anni, una storia forse un po’ dimenticata e tutta da riscoprire, traccia un legame forte tra Leonardo da Vinci e la città di Milano: è la storia di una vigna. Siamo nel 1498 e Ludovico il Moro, duca di Milano, dona a Leonardo che sta lavorando all’Ultima Cena, un vigneto, come segno di riconoscenza per «le svariate e mirabili opere da lui eseguite per il duca». Intorno alla vigna nascono e si rincorrono, negli anni, leggende che coinvolgono il genio, le sue opere, i suoi seguaci. Oggi la vigna rinasce e ci viene restituita con i filari ed il vitigno originari dell’epoca.
Trentenne, così come Ludovico Maria Sforza detto il Moro che lo accoglie alla sua corte, Leonardo arriva a Milano dalla Firenze di Lorenzo il Magnifico, nel 1482.
Tre anni dopo Ludovico lo incarica di dipingere un’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. E’ urante la lunga lavorazione della complessa opera che Ludovico, nel 1498, dona a Leonardo la proprietà di una vigna di circa 16 pertiche.
È suggestivo quanto lecito immaginare la figura di Leonardo che si staglia contro il tramonto, dopo una giornata di lavoro, lasciare il cantiere del Cenacolo, attraversare il Borgo delle Grazie e, passando attraverso per la casa degli Atellani, recarsi a verificare lo stato della sua vigna.

Tutto questo durerà poco tempo: nell’aprile del 1500 le truppe di Ludovico vengono sconfitte dai francesi ed il signore di Milano viene imprigionato, anche Leonardo lascia quindi Milano, non senza aver prima ceduto, in affitto, la vigna al padre del suo allievo prediletto: Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì. Leonardo non abbandonerà mai la sua vigna: tornerà sotto il suo controllo dopo la confisca dei Francesi e nel 1519, in punto di morte, la citerà nel testamento, destinandone una parte a un servitore e un’altra parte proprio al Salaì.
Per la vigna grande di San Vittore, il duca di Milano Ludovico il Moro progettava di erigere un nuovo quartiere residenziale, dove avrebbero alloggiato i suoi uomini più fedeli. A testimonianza di quel sogno oggi rimangono sulla mappa i percorsi di via San Vittore e di via Zenale; oltre cinquecento anni dopo restano a noi posteri, oltre alla Basilica di Santa Maria delle Grazie e al Cenacolo di Leonardo, soltanto la Casa degli Atellani.
E’ per volontà della Fondazione Portaluppi e degli attuali proprietari di casa degli Atellani, che la vigna riprende vita in occasione di Expo 2015, grazie anche agli studi dell’enologo Luca Maroni e al determinante contributo dell’Università degli Studi di Milano, in particolare la genetista Serena Imazio ed il professor Attilio Scienza, massimo esperto del DNA della vite.

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LA VIGNA DI LEONARDO DA VINCI
CORSO MAGENTA, 65
MILANO