E’ l’isola lacustre più grande d’Europa, nonché la vera perla di tutto il lago, un piccolo paradiso in cui non esiste traffico veicolare, ma solo battelli che collegano l’isola con la terraferma. Il punto di partenza più vicino è quello di Sulzano, da dove un veloce servizio di traghetti conduce fino a Peschiera Maraglio, antico borgo di pescatori che accoglie i turisti all’approdo sull’isola.

Peschiera Maraglio Montisola | Foto Stefano Massari
Sono due le direttrici pedonali che conducono all’esplorazione dell’isola: la circumnavigazione perimetrale, un percorso articolato ma di facile percorribilità, che offre al visitatore la possibilità di attraversare piccoli borghi lambiti dal lago e di godere dei dolci panorami di Montisola (4 ore per l’anello). Diversi sentieri conducono invece al punto più alto dell’isola, il Santuario della Madonna della Ceriola, posto a 599 metri di altitudine e da cui godere un panorame unico del lago e dei monti della sponda bresciana. Da Peschiera Maraglio si arriva al santuario in circa un’ora, ma è possibile abbreviare arrivando a Cure con mezzi pubblici e poi, con una passeggiata di 20 minuti, al Santuario.
Monte Isola è ancora oggi un’isola viva e abitata, con una solida tradizione artigianale ed enogastronomica

Santuario Madonna della Ceriola

Montisola veduta aerea | Autore Francesco Zanardini
I Naèt
Sono le tipiche imbarcazioni che venivano usate dagli abitanti di Montisola sia come veicolo da trasporto che per la pesca: di forma allungata (lunghezza compresa tra i 6,40 ed i 7 metri), realizzata in castagno e larice, il Naèt era particolarmente agile e veloce, ideale ai tempi in cui non era ancora disponibile il motore e, alla barca, poteva essere applicata una vela grazie all’utilizzo di due pali incrociati di legno di castagno. Il Naèt mostra alcune similitudini con la gondolae con la mascareta veneziane (non dimentichiamo che Venezia annoverò il Sebino tra i suoi possedimenti per secoli): la tipica voga in piedi e la forma allungata.
I Naèt vengono prodotti ancora oggi sull’isola, nello stesso modo in cui sono state prodotte per generazioni: a mano, utilizzando martello, scalpello, ascia e pialla. www.montisolabarche.it e www.cantierearchettiercole.it
Diverse associazioni sportive sul lago raggruppano amatori di questo tipo di barca: è possibilie assistere a diverse competizioni tra barche (per informazioni www.remosebino.it) o, se lo si desidera, praticare direttamente questo tipo di voga ad esempio presso il gruppo Naèt Sarnek di Sarnico.

Naèt e reti da pesca, museo della pesca di Peschiera Maraglio | Foto di JoJan
Le reti di Montisola
In passato uno degli indicatori di ricchezza a Montisola era il possesso di reti e la loro qualità: le reti, infatti, erano essenziali per la pesca e quindi per procurarsi il cibo. Reti più preziose consentivano una pesca più agevole, a maggiori profondità e, quindi, garantivano un miglior pescato. Una famiglia impiegava l’intero inverno per produrre una rete e, spesso, i contrasti fra una famiglia e l’altra potevano sfociare nel furto o nel danneggiamento delle reti, che gettava interi nuclei sul lastrico. La perizia dei montisolani nella produzione di reti era tale, che ben presto, sia sull’isola che sulla terraferma, nacquero retifici e botteghe che producevano e commercializzavano reti, grazie alle abilità degli isolani. Montisola eccelle ancora oggi in questo tipo di attività: se è vero che la produzione di reti per la pesca è ormai quasi scomparsa, la riconversione delle attività ha fatto sì che, oggi, esistano diverse aziende che producono reti per cantieri, per lo sport, per il giardinaggio o per altre attività direttamente sull’isola. Si narra che, agli ultimi mondiali di calcio, i palloni gonfiassero reti prodotte proprio a Montisola!
La sardina essiccata, presidio slow food
Non stupitevi, le sardine sono uno dei prodotti tipici più noti e apprezzati dell’area del Sebino: naturalmente non si tratta delle sarsine di mare, ma dell’Alosa Fallax lacustris, del tutto simile al suo parente d’acqua salata. Lungo tutto il corso dell’anno, tranne che in primavera (stagione di riproduzione e ripopolamento), è possibile vedere i pescatori che, dal tramonto fino all’alba, stendono le loro reti da pesca per pescare le sardine, ma anche cavedani, trote, coregone, trote e pesce persico.
Non appena pescate le sardine, pulite grazie ad un taglio unico sotto la testa, vengono lavate e poste sotto sale per 24/48 ore. Dopo la salatura, il pesce viene rilavato e quindi posto ad essiccare su appositi telai fino ad una trentina di giorni, quindi posto in appositi contenitori dove, tramite la pressatura, viene eliminato il grasso. Le sardine vengono quindi ricoperte di olio d’oliva per garantire la conservazione per alcuni mesi (fattore fondamentale in un’epoca in cui non esistevano frigoriferi…). www.pescheriamontisola.it
L’olio
Anche a Montisola, negli ultimi anni, si è sviluppata la coltura dell’olivo e la relativa produzione di olio extravergine che, nonostante le limitate superfici disponibili, ha dato vita anche alla commercializzazione di quest’olio particolare. Dal 2015 Montisola è entrata a far parte dell’Associazione Nazionale Città dell’olio.
Il salame di Montisola
Nonostante il lago e la pesca, nonostante la ridotta estensione dell’isola, anche a Montisola la tradizionale lavorazione del maiale si tramanda da generazioni, dando vita al celebre Salame di Montisola, la cui preparazione coinvolge l’intero nucleo familiare durante i primi mesi dell’anno. Oltre alle canoniche operazioni di taglio, mescola, insaccamento, una delle particolarità del salame di Montisola è l’affumicatura lunga 30 giorni, a temperatura costante in stanze apposite senza finestre, con muri non intonacati e soffitti a volte. Tali stanze vengono definite “cà de salam”: in tutta l’isola ce ne sono poche, tanto che, in questa fase, devono essere prenotate e spesso i salami di differenti provenienze vengono posti ad affumicare insieme.
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