San Giorgio di Cislano è un edificio sacro del XV secolo, costruito su un edificio presistente risalente al XII secolo. Sulla parete sud della chiesa ci sono 8 riquadri affrescati con immagini votive tra cui una Madonna con bambino, una Crocifissione ed un San Cristoforo, considerato di buon auspicio per viandanti e pellegrini e, per questo, spesso rappresentato all’esterno delle chiese.

San Giorgio | foto Svíčková Wikimedia commons

L’opera più significativa è tuttavia un affresco di San Giorgio che uccide il drago, attribuito a Giovanni da Marone: lo sfondo rappresentato nell’opera sembra un diretto richiamo alle Piramidi di Zone, mentre uno dei personaggi rappresentati nella parte inferiore del dipinto sembrerebbe Dante Alighieri. L’interno, suddiviso in 3 navate, ha un soffitto a capanna con travi in legno e tavelle decorate: anche qui particolarmente ricche sono le decorazioni pittoriche.

Poco prima del paese si incontra la chiesa dei SS. Ippolito e Cassiano, inizialmente ricovero per viandanti e poi scuola rurale. Vi si arriva tramite un sentiero costellato di cappelle della via Crucis e, al suo interno, custodisce affreschi cinquecenteschi e statue in legno.

Chiesa dei SS. Ippolito e Cassiano, Zone | Foto Luca Giarelli Wikimedia Commons

Piramidi
Lungo la strada che conduce da Marone a Zone si attraversa la zona in cui è possibile visitare il Parco Regionale delle piramidi da erosione (le fate di Pietra o Camini delle Fate come venivano comunemente chiamate).

Si tratta di un’area che 150.000 anni fa era occupata da una lingua laterale dell’imponente ghiacciaio che occupava la val Camonica e l’area del Sebino e che, ritirandosi, formò il lago a valle e qui lascio vasti depositi morenici, alimentati anche dal corso dei torrenti che depositavano qui i loro detriti. Questi erano facilmente erodibili dall’acqua piovana che, con il passare del tempo ed insieme all’azione degli stessi torrenti , isolò dei grossi massi che ebbero funzione di ombrello sul terreno sottostante, formando le vere e proprie colonnedi argilla visibili oggi. Si tratta di zone dai fragilissimi equilibri, mai ferme: quando un masso cade, la colonna sottostante si sgretola velocemente finché non trova un altro cappello posto più in basso.

Bosco degli Gnomi
Il bosco degli gnomi si trova in località Goi de la Tromba – Polset, poco fuori l’abitato di Zone, lungo l’antica via Valeriana che porta verso il monte Guglielmo. E’ composto da alcune centinaia di figure (gnomi, animali e persino un Pinocchio) intagliate nel legno da Luigi Zatti, un artista locale, in tronchi di legno ancora radicati al terreno. I tronchi appartenevano ad abeti che vennero tagliati dal comune nel 1998, nel tentativo di ridurre l’umidità che rendeva pericoloso il sentiero: Zatti chiese ed ottenne che gli abeti non fossero tagliati a raso, per poter creare il suo personalissimo bosco. Da quel lontano 1998 “il Rosso” ha scolpito più di 300 figure suddivise tra il bosco e quel sentiero degli Elfi che portava alla cascina in cui ha lavorato alle sue opere fino a qualche giorno prima della sua scomparsa, l’8 ottobre del 2017. Un’opera di Zatti, un rettile giurassico, accoglie i visitatori anche all’ingresso di Zone.

Bosco degli Gnomi, Zone | Foto Alfiere Nero Wikiloc

Gli Arcosauri
A circa due chilometri di distanza dalle Piramidi di terra, a circa 800 metri di altitudine, su una roccia posta su un lato dell’Antica via Valeriana, si trovano alcune orme fossili risalenti a 220 milioni di anni fa. La roccia attualmente quasi verticale era parte di una pianura fangosa, solcata da torrenti e fiumi che sfociavano in un oceano caldo. Divenuti roccia, i depositi vennero sollevati dai movimenti tellurici che diedero origine alle Alpi, finché non vennero ritrovati dagli abitanti di Zone ed in seguito da alcuni appassionati di geologia. Questi misero in moto una macchina che portò al riconoscimento del luogo come sito ospitante una settantina di orme fossili appartenute ad alcuni antenati dei dinosauri, gli Arcosauri.
Sulla roccia è possibile osservare 5 sequenze di passi impresse da animali quadrupedi, lunghi fra i 2 ed i 6 metri: si tratta delle orme di questo tipo più grandi e meglio conservate tra quelle ritrovate in Italia

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