Si dice Pontine o Ponziane? Se avete mai visitato l’arcipelago sarete sicuramente incappati nell’annoso dilemma che, all’occhio del turista, sembra una questione del tutto innocua. Non è affatto così per in Ponzesi e per tutti gli abitanti delle isole perché, in realtà, la faccenda nasconde una questione identitaria.
La prima cosa che spesso sorprende i turisti in arrivo sulle isole è che quando si arriva non sembra di essere ancora in Lazio: l’accento inconfondibile di tutti gli abitanti è infatti quello tipico napoletano. Se si indaga il mistero si scopre allora che queste terre furono letteralmente “ricolonizzate” da chi, dal ‘700, partendo dalla Campania andava in cerca di fortuna proprio sulle isole. Diverse eruzioni del Vesuvio (che nei secoli scorsi era solito eruttare frequentemente) furono spesso la causa scatenante: chi aveva perso tutto  andava alla ricerca di una nuova casa. Il legame con la terra madre non si interruppe mai del tutto, tanto che, ancora oggi, gli abitanti si ritengono laziali per caso anzi, più che per caso per obbligo.
Durante il periodo fascista, infatti, caratterizzato dalla necessità politica di mostrare grandezza attraverso la creazione di nuove città e province, le isole Ponziane furono strappate dalla loro origine storico-territoriale e inserite nel progetto della nuova provincia di Littoria. Questo cambiamento, avvenuto senza il consenso delle comunità isolane, rappresentò una vera e propria violenza identitaria. Ancora oggi, l’uso del termine “isole Pontine” non è stato quindi accettato dagli isolani, poiché fu imposto da una decisione politica fascista senza alcuna ratifica amministrativa.