Nata come movimento di protesta negli anni Settanta del Novecento, la street art è oggi un fenomeno culturale mondiale. I suoi graffiti, nacquero come espressione di un linguaggio nuovo, universale, che amalgamava in sé diverse grafie, da quella araba, alla occidentale fino a quella asiatica perché i primi writer erano figli della New York multiculturale di Harlem, del Bronx o del Lower East Side.
Banksy è l’evoluzione contemporanea del writer, il suo è un multiculturalismo spinto, il messaggio è sempre fortemente politico, ma anche ironico: la forma perde importanza ed il messaggio diventa la sostanza del lavoro dell’artista. La satira e lo sberleffo di stampo dadaista sono l’espressione di un messaggio in cui linguaggio ed immagine si fondono perfettamente.
Poiché la sua identità è ignota, l’alone di mistero che la circonda, insieme alla potenza comunicativa delle sue opere ed alla loro clandestinità, ha accresciuto la sua fama ed il fascino che esercita sul pubblico, le congetture sulla sua identità di Banksy si sprecano: c’è chi dice non sia una sola persona, ma un collettivo di artisti, per altri si tratterebbe di un famoso musicista rock inglese frontman dei Massive Attack, e, per alcuni sarebbe il visual artist Damien Hirst. Di lui si sa solo che è nato e cresciuto a Bristol, nessun altro dato sulla sua biografia è certo. Questo, ovviamente, ne alimenta il mito.
È nei primi anni del Duemila che Banksy inizia a farsi conoscere a Londra. In un breve lasso di tempo, i muri della città si animano dei suoi personaggi ironici, pungenti, provocatori, irriverenti ed è subito un fenomeno: la stampa parla di un vero e proprio “Banksy effect.”
I suoi lavori, stencil su muro, sono ovunque e ricorrono con l’insistenza di un manifesto pubblicitario: colpiscono al cuore, fanno indignare e sorridere.
La sua arte rappresenta un’esplicita e aspra provocazione nei confronti dell’arroganza e prepotenza dell’establishment e del potere in generale, ma anche del conformismo, della guerra, del consumismo.
Da estimatori dell’artista ci siamo chiesti se parlarne o no, dal momento che lui non ha mai dato alcun avallo all’esposizione a pagamento delle sue opere, contraria ai suoi principi per cui l’arte deve essere fruibile e gratuita, e, men che meno, ha mai autorizzato alcuna presa di possesso delle sue opere cosa che, invece, avviene puntualmente non appena un nuovo Banksy appare su qualche muro (o altra superficie) nel mondo.
La mostra, comunque, e lasciamo a voi il giudizio e la scelta, espone circa 70 lavori tra dipinti, sculture, stampe ed oggetti. Mediante installazioni fotografiche e video vengono presentati anche i murales di Banksy nella loro collocazione originaria in diversi luoghi dei cinque continenti. Per Banksy, infatti, il luogo e la vita che vi accade sono messaggi di per sé, molti dei suoi lavori nascono semplicemente in funzione dei e per i luoghi in cui sono realizzati.
Orari di apertura: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30 (ultimo ingresso sempre un’ora prima della chiusura).
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THE ART OF BANKSY. A VISUAL PROTES – MUDEC MILANO
DAL 21 NOVEMBRE 2018 AL 14 APRILE 2019